Alla luce di quanto esposto, un intervento di restauro su strutture danneggiate dalla presenza di acqua, dovrebbe tener conto di una serie di dati non sempre facilmente ottenibili.
– natura del materiale;
– natura e composizione dei leganti;
– causa o cause che generano la presenza di umidità (di risalita e non);
– tipo di sali presenti, loro migrazione e zone di cristallizzazione;
– tipo e dimensione dei pori;
– velocità di migrazione dell’acqua nel materiale;
– velocità di essiccazione, legata alle condizioni climatiche al contorno.
A tutto ciò, bisognerebbe aggiungere l’analisi dell’aria, per determinare la concentrazione degli inquinanti, l’analisi del terreno addossato alle strutture per valutare quali sali solubili potranno essere trasportati dall’acqua nelle strutture ed altri dati microclimatici caratteristici di ogni installazione.
Una analisi cosi approfondita risulterebbe onerosa prevedendo inoltre tempi lunghi che la rendono giustificabile solamente per il recupero di opere di notevole pregio artistico.
Nella maggior parte dei casi, l’intervento richiesto deve mirare all’eliminazione dell’umidità presente sulla superficie dei manufatti che causa il deterioramento degli intonaci con conseguente degrado sia per le murature fuori terra che per quelle interrate.
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